Uh, che bello! Ho l'occasione di andare OT restando IT! :-P
Il mio rapporto con i velocipedi inizia seriamente attorno agli 11 anni, quando con un amico prendevamo le olandesi di mamma e sorella e ci lanciavamo in sfide di velocità sulla durata. Percorrevamo circa 30 km alla massima velocità consentita dal mezzo (stimo attorno ai 22 km/h, perché con l'olandese di più non si può) in 3/4 d'ora eppoi si andava a farsi un bagno in spiaggia.
Attorno ai 14 anni mi regalarono la prima bici seria, equipaggiata con cambio e dalla vocazione cicloturistica. Con essa in effetti feci pure qualche scampagnata fuori porta; ricordo con piacere un bel viaggetto di 3 giorni con mio padre sul Montello, con tenda e sacco a pelo al seguito, purtroppo funestato da molta pioggia.
Poi progressivamente accantonai il mezzo in favore delle moto ...
Il nostro rapporto riprese da studente universitario a Ferrara: lì nella "città della bicicletta" s'instaurò un rapporto di odio-amore. Da un lato la bici (un rudere sprovvisto di ogni optional e da me dipinto in fucsia acceso) era necessaria, dall'altro era ... una gran scomodità: sia per le condizioni delle strade (buche e ciottolati), sia perché il mezzo in sé non è poi tanto comodo (peso caricato su polsi ed avambracci, sella scomoda, schiena arquata).
Dopo l'università, tornato all'ovile, il rapporto evaporò in favore di auto e moto.
Attorno al 2000 mi trasferii nell'isola del Lido, dove si circola in auto/moto/bici. Provai a riprendere confidenza con la bici per gli spostamenti quotidiani: acquistai una city bike da "supermercato" ma non scattò il feeling e presto la trascurai. Veramente troppo scomoda! Ancora più caricata sui polsi. Inoltre, visto che era molto economica, era pure pesantissima.
Qualche anno dopo conobbi la mia compagna, la quale aveva perso il fratello in un incidente in moto e quindi era del tutto aliena all'idea di salire sulla mia. Lei però sognava di dedicarsi al cicloturismo (utilizzando comunque giornalmente la sua olandese) ed io pensai di riprovarci: le ruote erano sempre due e avremmo potuto condividere una cosa in più.
Scoprii su internet dell'esistenza di strane biciclette che promettevano di essere molto comode; in realtà non si trattava di biciclette (e qui scatta l'OT nell' IT), poiché per questioni "legali" sono definite come "veicoli a propulsione umana, non conservando le quote ciclistiche imposte dalla Federazione nel 1934.
Trattasi delle "biciclette reclinate", nate attorno al 1920 e vincitrici di molte competizioni fino a quando, dopo aver conseguito il tour de France del 1934, vennero squalificate retroattivamente (e cancellate di fatto dalla faccia illuminata della terra) con l'espediente di definire quote vincolanti del telaio (... il famoso ed immutabile telaio a diamante che tutti conosciamo nasce in effetti per estrometterle dalle competizioni).
Nelle reclinate (o recumbent) si pedala in posizione semi distesa o sdraiata, con la schiena che poggia su un sedile o si adagia in un guscio che sostiene fino alla nuca; i pedali possono essere posti o immediatamente prima della ruota anteriore, o dopo a seconda della vocazione più o meno sportiva del mezzo.
Le reclinate attualmente detengono tutti i record di velocità in comparazione con le biciclette (poiché ovviamente i loro record non sono riconosciuti, non essendo biciclette): il record assoluto le vede correre a 133 km/h in versione carenata, ma esistono modelli non carenati che comunque con ciclisti allenati toccano punte di 110 km/h.
Ma il loro punto maggiore di forza, in tutte le declinazioni, rimane la comodità: il peso si distribuisce sulla schiena e non sul coccige, il manubrio si sposta con le dita e su di esso non grava alcun peso, le gambe esprimono fino al 24% in più di potenza grazie alla posizione non ranicchiata ed i polmoni prendono aria più facilmente (anche i miei, da fumatore).
Scoprii che c'era un artigiano che ne produceva una economica a Marghera: andai a vederla, la provai e poi feci il grande passo. Poco tempo dopo vi fu il battesimo sulla pista ciclabile della Drava, 4 giorni e 220 km da Dobbiaco a Spittal (a farla fino a Lienz sono capaci tutti).
Io ero sulla Custom, l'amico Emilio su una più reclinata F14 Trevi Bike (comprata per curiosità usata dopo le mie prime impressioni) e Raffaella su una Mtb, tutti con borse e tenda a carico ...
La nostra prova evidenziò una netta supremazia delle recumbent in questo ambito, nonostante la più atletica fosse proprio Raffy. Ma il gap tra di noi fu imbarazzante: in pianura era di circa 10 km/h, in salita si azzerava (ma lei arrivava alla salita più stanca), in discesa ... beh ... star dietro ad una reclinata in discesa è difficile. Io prendo agevolmente i 75 km/h in scioltezza! :-P
Fu per questo che tornati a casa ordinammo un'altra Custom!
Io e Raffy non siamo mai allenati per questioni lavorative; però abbiamo visto che, pur in queste condizioni, riusciamo a fare gite di 90 km in giornata senza particolari problemi, con velocità di crociera in piano attorno ai 25 km/h (colloquiando).
Lei continua ad utilizzare l'Olandese in città, ma io francamente non riesco più a salire su una bicicletta normale; mi sento a disagio, scomodo.
Col tempo ho migliorato un po' la Custom, che comunque ho ormai da quattro anni e utilizzo con soddisfazione (anche se sempre meno: quest'anno magari riusciamo a fare qualche fuori porta).
Questa è la mia, a passo un po' allungato rispetto a quella della mia compagna:
Ci siamo appassionati molto. Io ho anche concepito un paio di prototipi ...
Qui potete vedere la posizione della sella a guscio tipica di una reclinata più sportiva
Ultima segnalazione, che sennò mi dilungo troppo: se il Sommo Kapo non ha nulla da ridire (a naso non credo, visto che non si tratta di cose affini ai chinafonini), vi lascio il link del forum "bici reclinate italia" al quale aderisco con piacere.
http://bicireclinateitalia.forumfree.it/