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originariamente postato il 27/01/2016
Scrivo queste righe, sperando che possano essere utili ad altri, a poche ore dalla dipartita della mia affezionata Micia, che mi teneva compagnia da ormai 17 anni, quindi vi prego di comprendere l'emotività che le caratterizza.
Ieri mattina, al risveglio abbiamo trovato la Micia che piangeva e non riusciva a stare in piedi per una apparente paralisi della zampetta posteriore destra. Sentito telefonicamente, il veterinario ci ha detto di portarla subito in una clinica per una terapia urgente per la vascolarizzazione della zampetta.
Così ci siamo recati presso la clinica Hanimalia di Roma (Via Melbourne 66, zona Bufalotta) e lì una dottoressa l'ha subito presa e portata (giustamente) nelle stanze interne della clinica per sottoporla alla terapia. Noi non avevamo nemmeno capito che la stesse ricoverando. Reduce da una esperienza traumatica in un altra clinica, con il gatto di mia sorella, poi deceduto, non volevo che la Micia morisse sola e circondata da volti sconosciuti, ma ovviamente in questi casi ci si affida completamente agli specialisti, sia perchè hanno la competenza necessaria, sia perchè si è troppo disperati per riuscire a decidere qualsiasi cosa. Così ci hanno detto di andare via e che ci avrebbero fatto sapere qualcosa intorno a mezzogiorno (erano le nove del mattino).
A mezzogiorno nessuno ci ha chiamato e così, poco dopo, ho chiamato io, ricevendo rassicurazioni da un dottore sulle condizioni della Micia, che sembravano in miglioramento. Ho chiesto allora se fosse possibile vederla ma il dottore ha risposto che l'orario di visita era dalle 12 alle 14 e che quindi avremmo dovuto aspettare il giorno dopo.
Capirete che, trattandosi di una Micia molto anziana, avevamo il terrore di non rivederla più, e io non volevo che si sentisse abbandonata perchè un gatto, come tutti gli esseri viventi, ha bisogno di qualcosa per cui lottare quando è in difficoltà, e se crede che la sua famiglia lo ha abbandonato può inconsciamente decidere di smettere di lottare.
Per questo motivo mi sono ugualmente recato alla clinica Hanimalia nel tardo pomeriggio, sperando di riuscire a portare almeno un pò di conforto morale alla mia amata Micia, di farle sentire la mia vicinanza ed il mio affetto. La segretaria di turno, molto gentilmente, è andata a domandare al dottore, che però mi ha negato il permesso di vedere la Micia anche solo per un minuto. Ho confessato alla segretaria che avevo paura che la Micia non passasse la notte e questa mi ha risposto "Non si preoccupi, se succedesse qualcosa la chiameremmo", come se servisse a qualcosa. Per lo sconforto causatomi da questa risposta son dovuto uscire, ma sono rimasto ad aggirarmi per più di un'ora nel cortile della clinica, sperando che, in un momento di tranquillità, qualcuno si muovesse a compassione e mi facesse entrare almeno un minuto. Ma così non è stato e sono tornato a casa per cercare inutilmente di dormire.
Per tutta la notte ho contato le ore sperando che arrivasse il successivo orario di visita senza ricevere nessuna chiamata dalla clinica Hanimalia, ma poi, alle 9.15 quella stramaledetta telefonata è arrivata: Micia non ce l'aveva fatta.
Siamo andati a riprendere le spoglie della nostra piccola amica, in condizioni che vi lascio immaginare, e lì non sono riuscito a trattenermi dal fare presente che si erano dimostrati davvero molto poco "umani" non permettendomi di dare l'ultimo saluto alla mia gatta. Ho ricevuto svariate risposte, dal fatto che stava "bene" al fatto che ci fosse stato consegnato un foglio con le regole della clinica. Nessuna di queste risposte mi toglierà mai il cruccio di non averle potuto stare accanto nel momento della fine o di non essere nemmeno riuscito a salutarla per l'ultima volta.
Ripenso a quei gelidi momenti trascorsi lì fuori, sapendo che la Micia era solo a pochi metri da me, senza che potessi farle sapere che le ero vicino. Io non me lo perdonerò mai, ma non lo perdonerò mai soprattutto al personale della clinica. Non è così che si trattano persone che soffrono, soprattutto in contesti in cui dovrebbero essere abituati a gestire situazioni dolorose. Non avrei mai fatto ricoverare la Micia in una clinica se avessi saputo che non mi avrebbero permesso di restarle al capezzale, anche solo per poco, ma siamo stati costretti dall'emergenza a recarci nella clinica più vicina.
Scrivo queste righe non tanto per ritorsione nei confronti di Hanimalia, capirete che in questo momento ho ben altro per la testa e nel cuore, ma desidero condividere la mia esperienza con altri amanti degli animali e consigliare a tutti di tenere i vostri amici il più possibile vicini a voi. Cercate di non farli ricoverare, se possibile e, se si rende davvero necessario, informatevi prima sulla possibilità di vegliare su di loro, sulla disponibilità della clinica a rispettare la sofferenza e la preoccupazione dei proprietari degli animali ricoverati. Se la terapia lo consente e se ne avete le possibilità economiche, cercate di farli curare a domicilio. Non fate il mio errore o vi porterete per sempre addosso il rammarico di non essere stati vicini ai vostri amati amici nel momento del bisogno e il dubbio che si siano sentiti abbandonati e si siano lasciati morire...